SIGNIFICATO
INTERPRETAZIONE #1 E COMMENTO PERSONALE
Parto a spiegare il testo di questa canzone facendo una premessa importante: questa interpretazione viene scritta da uno che crede in Dio, sono cattolico e proprio per questo vedo solo tanta rabbia misto dolore in questa ultima canzone di Emis Killa. Per una volta non c’è bisogno di spiegare nulla, Emis Killa non fa giri di parole, arriva subito al dunque, non ci sono metafore o altro, è una canzone, quasi un grido, rivolto con rabbia a Dio. Fa riflettere sì, perchè quante volte nella nostra vita preghiamo Dio e non ci viene mai dato quello che chiediamo? Ma a mio avviso è proprio qui che sbaglia il rapper milanese e molte volte sbagliamo pure noi a scambiare una preghiera a Dio con invece richieste inutili, quasi pretese, cose insomma sicuramente non fondamentali nella nostra vita.
Ascoltando questa canzone mi è venuto in mente il film “Una settimana da Dio“, una scena in particolare, quando il protagonista sente le preghiere delle persone: è lì che ti rendi conto quante cose inutili chiedono le persone, dal diventare più ricchi, ad avere le capacità di conquistare una donna o anche di diventare più alti o fare successo etc secondo voi queste sono preghiere? Non ci si può rivolgere a Dio pretendendo che lui ci dia risposta come vogliamo noi: considerereste Dio solo chi esaudisce dal primo all’ultimo i vostri desideri, anche quelli più futili (riducendo quindi il tutto ad un semplice “genio della lampada”)? Ovviamente non sono qui per giudicare nessuno, ma trovo errato anche il modo in cui Emis Killa si comporta e si rivolge a Dio: l’errore più grande ritengo stia in questa frase “Qualche volta che io ti cerco (se), quando sono nei guai (nei guai) Scrivo una lettera dall’inferno“: trovo piuttosto presuntuoso rivolgersi e chiedere aiuto a Dio solo quando uno si trova in difficoltà, mentre nel resto del tempo, se uno sta bene e non ha problemi, se ne dimentica completamente e se ne frega letteralmente, ignorandolo e al contrario non ringraziandolo per ciò che gli è stato donato fino a quel momento. In fondo non sono io a denunciare questo comportamento comune al 99% delle persone, ma è lo stesso Emis Killa che ammette pubblicamente di comportarsi in questo modo “Non prego quando pranzo e non ti ringrazio”.
Di tutta questa canzone però salvo la parte finale, in cui il cantante riconosce tutto il suo limite umano in questo mondo (“Forse è un limite mio“) e proprio questo, al contrario di ciò che dice tutta la canzone, dovrebbe bastare a far riflettere sul fatto che proprio perchè siamo limitati e umani, abbiamo bisogno di un Dio o per rimanere sul vago di un Essere superiore a cui rivolgersi, perchè da soli non riusciremmo a compiere le nostre vite.
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