SIGNIFICATO
INTERPRETAZIONE #1
Vita morte e ironia… su questo tridente i Negramaro hanno voluto concentrare il senso del CD “La rivoluzione sta arrivando“. E se l’immagine che il bassista Ermanno ha creato per la copertina dell’album è una Jolly Roger che racchiude il senso dell’album, penso che “Il posto dei santi” ne sia la Jolly Roger tradotta in musica. Il brano è un assoluta novità, sia nella ritmica che nel testo. Una ballad rappata con un ritmo incalzante che ti conquista sin dalla prima nota e ti porta in viaggio per tutto il tempo del brano. In effetti il frontman della band Giuliano Sangorgi ha dichiarato di aver scritto il brano durante un viaggio in aereo e così che è venuto fuori un brano in perfetta sintonia con il tema del volo, infatti ascoltandolo si ha proprio la sensazione di “volare liberi senza rinchiudersi” e anche per il video la band ha scelto di rappresentare un viaggio virtuale nel loro bottergibile con a bordo i sei personaggi della band in versione cartoon. Insomma capitan Sangiorgi e i suoi inseparabili amici Negrapirati si imbattono in un avventuroso viaggio a bordo del bottergibile, direzione: il posto dei santi, il posto dove tutto è possibile, il posto perfetto per sognare e volare liberi senza rinchiudersi. E metaforicamente questo viaggio è la vita dove “vivere non è abbastanza se non c’è distanza che non ti permetta di desiderare“. E Allora che ne pensate? Può essere questo brano la Jolly Roger dell’album? Io dico proprio di sì, e vorrei concludere questa mia recensione proprio con una frase del testo “siamo sostanza che non può sparire” la vita, in cui ogni giorno “vivere non è abbastanza se non c’è distanza che non ti permetta di desiderare“.
Interpretazione scritta dalla nostra lettrice e collaboratrice Silvia Petix, @negramara83
INTERPRETAZIONE #2
Il posto dei santi è il nuovo singolo dei Negramaro, in rotazione radiofonica da oggi, venerdì 20 novembre 2015. Già dal primo ascolto siamo rimasti molto sorpresi da questo brano, che fonde i due generi musicali pop e rap, a discapito delle classiche rock ballads del gruppo; ci ha colpito subito il testo, un’inno alla vita, all’amore per la vita, scritto in versi. Iniziamo la nostra recensione direttamente dalle parole di Giuliano Sangiorgi, che in un’intervista racconta di come abbia scritto il brano spinto dalla recente scomparsa del padre: “nel momento in cui uno scrive una canzone, e la pubblica, quella canzone riempie di significato personale chi l’ascolta. Io personalmente mi sono chiesto se fosse giusto giusto condividere questo piccolo grande cambiamento nella mia vita? Anche questa è una rivoluzione, la rivoluzione è un cambiamento collettivo o privato. Io ho pensato che quell’approccio alla morte al lato più nero della vita fosse un limite, facesse finire il sogno dell’arte. A un certo punto mi sono reso conto che quel nero è diventata una sfumatura di colore, chi sa quante persone perdono cari e poi questa cosa si trasforma anche in una nuova consapevolezza. In questo caso questa canzone mi ha permesso di vivere, perché si parla di vivere, e mai sopravvivere”. Giuliano ci mette subito davanti al significato di questa canzone: si parla di vivere, non di sopravvivere. Soprattutto dopo la dipartita di una persona cara, non serve a nulla cercare di sopravvivere, ma neanche continuare a vivere come se niente fosse: occorre, invece, far memoria e ripartire da quel punto di dolore andando al fondo del suo significato. Solo lì c’è la chiave per uscirne: “Vivere / non è abbastanza se / non c’è distanza che / non ti permetta di desiderare / Perdersi / per poi riprendersi / non è dividersi / siamo sostanza che non può sparire”.
Concludiamo: un inno alla vita anche di fronte alla morte è proprio quello di cui c’è bisogno nel mondo.
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